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Un modo diverso di “vedere” mamma e papà

19/09/2022
Fiori di prato in montagna

Piccolo esempio di come possiamo lavorare assieme

Se chiudi gli occhi ed immagini tuo padre e tua madre ti appaiano le immagini di cui la tua anima ha bisogno ora. Perché la tua anima manifesta l’immagine di madre e padre di cui ha bisogno nell’eterno presente.

Non ti piacciono? Non ti sembrano buoni? Ferma il giudizio e non distogliere subito l’attenzione anche se ciò che vedi può essere spiacevole. L’immagine dei tuoi genitori l’ha prodotta la tua anima puoi stare in ascolto del suo messaggio e farne un uso più utile.

Come?

  • Sospendi il giudizio. Esempio: erano cattivi, ingenerosi, autoritari, rabbiosi, inetti, imbarazzanti, mal vestiti, poco istruiti, violenti…
  • Smetti con la solita narrazione. La solita solfa ti vede vittima e di conseguenza ti autorizza ad indossare la veste del carnefice, ossia a pretendere un risarcimento. Hai presente le solite scenate famigliari a fine pasto domenicale o a Natale?

C’è la possibilità di percorrere una strada diversa che non nega ciò che vedi, ma che apre nuovi orizzonti di visione e perciò di interpretazione. Puoi avere una nuova narrazione. Che cosa porterà? Un cambiamento, una variazione, una trasformazione, nuovi frutti e nuove prospettive. E già solo perché così facendo si può spezzare il cerchio del loop di cui si è prigionieri da anni, se non da sempre, vale la pena provarci.

L’immagine dei tuoi genitori

Com’è l’immagine che hai evocato dei tuoi genitori? Spesso li ricordiamo com’erano, ossia andiamo a ripescare immagini del passato, episodi clou che ci hanno segnato, rappresentazioni di loro risalenti all’infanzia o alla adolescenza. Oppure sono raffigurazioni di loro giovani o bambini, viste in qualche fotografia di reperetorio.

E se non viene in mente nulla? Va bene lo stesso. Perché tu sei nell’eterno presente ed anche il passato è un eterno presente, perciò qualsiasi immagine va bene perché è ciò di cui la nostra anima ha bisogno. Ciò che è importante é l’uso che se ne fa. Non darti spiegazioni.

Abbiamo detto di sospendere la vecchia narrazione. Non giocare a fare lo/la psicologo/a. Non lo sei tu, almeno nella maggior parte dei casi e non lo sono io. Per svolgere quella professione si studia per anni e c’è bisogno di un setting specifico. Noi stiamo percorrendo una strada differente.

Osserva l’immagine che la tua anima ti porta dei tuoi genitori, qualunque essa sia. Ti faccio qualche esempio per aiutarti, non è detto che sia proprio quella. Com’è l’immagine che hai evocato dei tuoi genitori?

  • Erano paurosi: così poco coraggiosi da essere stati fregati sempre? Da non aver avuto o preteso ciò che avrebbero potuto avere di diritto? Così timorosi da impedirti di vivere le tue esperienze?
  • Erano imbarazzati: avevano vergogna anche solo ad ordinare al ristorante? Chiedevano scusa anche per l’aria che respiravano? Si vergognavano delle loro condizioni economiche, del loro grado culturale?
  • Erano violenti: non doveva volare una mosca perché sennò piovevano schiaffoni, minacce e punizioni?
  • Erano richiedenti: non potevi distrarti nemmeno un secondo perchè ti occupavi di mille faccende al posto loro? Avevano continuamente bisogno della tua attenzione e del tuo aiuto, anche per le loro faccende personali?
  • Non ti viene in mente nulla…

Inclusione

La prima operazione è includere quell’immagine e ciò che essa porta. Includere, anziché estirpare, rimuovere, curare… Includere soprattutto gli aspetti negativi perché essi diventino nutrimento, celebrando l’aspetto “negativo”.

Di nuovo ti invito a sospendere il giudizio. Che cosa significa sospendere il giudizio? Andare oltre il codice mentale che si serve proprio del giudizio per dividere il mondo in categorie: positivo/negativo; giusto/sbagliato; corretto/scorretto; felice/infelice; adeguato/inadeguato.

Includere significa unire. Includere significa smettere di separare. Divisi, spezzati, disuniti privati di alcuni pezzi di noi, non possiamo che sentire il senso di perdita, di prepotente mancanza.

Vivere l’incompletezza ed essere infelici. A ciò si può ovviare con l’unione, con l’integrazione di tutte le nostre parti anche, quelle scomode. Scegliere di usare l’inclusione significa accogliere ed accompagnarsi anche con gli aspetti “negativi”, o almeno ritenuti tali dal codice della morale comune. Per esempio: rabbia, aggressività, pigrizia, debolezza, …

Perché scegliere di immaginare proprio padre e madre?

Perché la figura del padre e della madre rappresentano una chiave archetipale.
Sono immagini del mito che ciascuno di noi mette in atto nella vita di tutti giorni per includere aspetti emozionali così importanti e così forti da avere bisogno del linguaggio del mito per familiarizzare con essi.

Purtroppo la nostra società ha sostituito il mito con la religione di stato e non ci insegna più questo linguaggio, anzi ci spinge ad allontanarci da alcune emozioni come se potesse esistere un’emozione “sbagliata”, come se stessimo imboccando una strada pericolosa.

Come si può trasformare tutto ciò? Si approda al porto sicuro dell’inclusione.

Torniamo agli esempi di prima riguardanti i genitori. Quale immagine ti ha portato la tua anima rispetto ai tuoi genitori? Quale caratteristica li connota? Paura, rabbia, violenza, gioia, amorevolezza?
Ascoltarla e stare in immersione proprio dentro quell’emozione è un primo passo. Diverso dal rimuoverla e dal ritenerla qualcosa che appartiene a loro e non a te. Semplicemente la puoi vedere proiettata fuori da te su di loro. Inizia a considerare i tuoi genitori anche come strumenti che ti permettano di evolvere, attraverso la scoperta e l’incontro con le tue parti oscure.

Ogni figlio, anche della stessa nidiata, vedrà infatti una caratteristica differente rispetto agli altri figli. Incontrerà e vivrà come ferita solo quella che gli appartiene. Insomma, quelle che la morale comune dualistica indica generalmente come “le parti brutte” rappresentano invece la chiave per evolvere. Vanno celebrate ed incluse e non stigmatizzate e rimosse.

Prendi ad esempio la sensazione della paura. Quanto sono in rapporto con la paura? Di che cosa ho paura? Quale dono mi porta la paura? Ossia quale semino regala la paura? I semino della prudenza e del saper fare attenzione, che non è il coraggio. E la prudenza é la saggezza dell’anima di saper scegliere. Scoprire queste caratteristiche e quindi permettersi di farle diventare potenzialità permette un salto vibrazionale.

Vuoi fare un’immersione con me? Esistono tanti semini e sono già piantati dentro di te, fanno parte del tuo dolore, della tua ferita, posso aiutarti a strappare le erbacce che non permettono loro di germogliare, posso sostenerti finché non ti accorgerai di essere già completo/a.

Puoi scoprire dentro di te un giardino rigoglioso a cui approdare, per riposarti e ritrovarti, ogni volta che ne avrai voglia o bisogno, invece di affidarti all’acquisto compulsivo, ad un farmaco, allo stordimento, all’abuso di zucchero, di cibo, di stress, di impegni, di palestra che propone la nostra società.

Non sei solo/a, ti aspetto.

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Carola Muratore
Torino e Moncalieri

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